La visita del Papa rientra tra le giornate più memorabili di questa regione. Il 9 Ottobre 2011 in Calabria erano attese almeno centomila persone ma ne sono arrivate circa 40.000 a rendere omaggio al Papa Benedetto XVI per la sua venticinquesima visita pastorale. Benedetto XVI è atterrato all’aeroporto di Lamezia accolto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, insieme al vescovo Luigi Antonio Cantafora. Con loro anche il presidente della regione Giuseppe Scopelliti, il sindaco della città, Gianni Speranza, al quale è toccato il primo intervento per dare il benvenuto al Papa.
Il Papa non ha potuto far altro che evidenziare ciò che i calabresi sanno già, descrivendo la precarietà della realtà: «Una terra – dice – in cui si ha la continua sensazione di essere in emergenza». Le raccomandazioni pronunciate durante l’omelia sono molte: «Non cedete mai alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento su voi stessi», «fate appello alle risorse della vostra fede e delle vostre capacità umane», «sforzatevi di crescere nella capacità di collaborare» e poi «non abbiate paura di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti religiosi». Il Papa si è detto sicuro che i calabresi «sapranno superare le difficoltà e prepararsi un futuro migliore» perché «avete saputo rispondere con una prontezza e una disponibilità sorprendenti, con una straordinaria capacità di adattamento al disagio».
Ce n’erano molti, di disabili, arrivati grazie all’aiuto dei volontari. Prima di scendere dal palco il Papa ne ha accarezzato uno su una sedia a rotelle. E una carezza virtuale l’ha data anche a tutta la regione quando, prima di congedarsi dalla folla della spianata, ha invitato a rinnovare quella che ha chiamato «vostra amata Calabria», correggendo subito dopo il pronome possessivo: «la nostra amata Calabria». Il Pontefice si è poi recato nella Certosa di Serra San Bruno, per un momento, quello con i certosini, a cui il Papa teneva in modo particolare: Benedetto XVI, nel corso di una riflessione a margine della recita dei Vespri, ha sottolineato l’importanza del loro carisma, «dono prezioso per la Chiesa e per il mondo» che «contiene un messaggio profondo per la vita e l’umanità intera»: un’alternativa ai pericoli della «virtualità che rischia di dominare sulla realtà».
Dopo una giornata che, a distanza di 23 anni dalla visita di Wojtyla di Reggio, lascerà alla Calabria un’altra pagina di storia e una traccia sulla quale provare a ricostruire la speranza…sperando, da calabresi, di non morire disperati.